http://www.youtube.com/watch?v=mQrYR36xIqQ&eurl=http://video.google.it/videosearch?sa=N&tab=nv&q=vito%20rivoliMi è impossibile restare indifferente a quanto è accaduto.
Una mattina come tante a scuola, tutti rientrano in classe perchè l'intervallo è concluso e le lezioni riprendono come di consuetudine. Ma, purtroppo, non tutto si ripete come nei giorni precedenti. Un tubo di ghisa cede e cade facendo crollare il soffitto di un'aula, che però non era deserta. Infatti, lì, si trovava Vito, un ragazzo di 17 anni che, per colpa della mancata attenzione necessaria alla sicurezza del suo liceo, è morto. Ed è triste pensare che si sia spezzata così una giovane vita in un luogo che, per di più, doveva essere sicuro per lui.
Non bisogna dare niente per scontato perchè, se il liceo Darwin di Rivoli fosse stato adeguatamente sicuro, questa tragedia si sarebbe potuta evitare. E quella scuola non è di certo l'unica a rappresentare un pericolo.

LATINA Una decina i casi denunciati alle forze dell'ordine negli ultimi tre mesi, a fronte di un numero ben più elevato di vessazioni subite da parte di coetanei e taciute per paura o per vergogna e che alla fine portano all'isolamento. A volte si tratta di semplici bravate e altre volte di vere e proprie azioni criminali fatte di furti, rapine e violenze perpetrate ai danni dei più deboli, con il solo scopo di mettersi in evidenza sugli altri. Questo è lo sconfortante quadro emerso durante il convegno «Nuova criminalità minorile e cittadinanza attiva», svoltosi ieri presso la sala conferenze del Palazzo della Cultura. [...] Ad essere affrontati temi come la criminalità minorile e soprattutto la cultura dell'omertà che, ha sottolineato il questore D'Angelo, di fatto non fa altro che favorire l'illegalità ed evidenziare la mancanza di fiducia nelle istituzioni. «Spesso - ha detto - ai ragazzi manca il coraggio di denunciare le molestie di cui sono stati vittime o spettatori, perché hanno paura di essere estromessi dal gruppo». Un silenzio, ha proseguito il prefetto Bruno Frattasi durante il discorso di apertura dei lavori, supportato dall'atteggiamento dei genitori che in molti casi, in un estremo tentativo di protezione, si dimostrano solidali con i figli. Il branco fa sempre più paura ed è difficile capire cosa spinge i giovani a comportarsi in questo modo soprattutto tra le mura scolastiche. [...]http://iltempo.ilsole24ore.com/latina/2008/11/16/952199-bullismo_poche.shtml Siamo ormai abituati, quotidianamente, a sentir parlare di bullismo. E ciò che fa più tristezza è che i protagonisti di questi atti sono ragazzini ed adolescenti che si divertono a deridere e a maltrattare i loro coetanei, quelli che valutano più deboli ed indifesi. E quando questo accade c'è un intero gruppo che si schiera contro il singolo perchè, come si suol dire, "l'unione fà la forza". La forza di questi ragazzi è esclusivamente relativa al gruppo a cui appartengono; quando sono da soli sono dei codardi. Il loro unico scopo è quello di sentirsi importanti, "grandi" e superiori a scapito di altre persone che vengono derise, ridicolizzate e prese di mira senza motivo. Sono pochi coloro che riescono a denunciare le violenze, fisiche o psicologiche, subite e i motivi possono essere vari: o perchè sono minacciati o perchè hanno paura che la situazione possa peggiorare oppure perchè sono speranzosi che i bulli cambino atteggiamento, cosa che avviene molto raramente se non dopo aver preso seri provvedimenti.Chi compie atti di bullismo è sicuramente qualcuno che ha bisogno di sentirsi al centro dell'attenzione, di umiliare le persone per poi ridere di ciò che ha fatto. E' anche sicuro che questi ragazzi così desiderosi di sentirsi grandi, attraverso i loro comportamenti, fanno tutt'altro che crescere.
Aids, sieropositivo guarisce dopo il trapianto di midollo
A destra il dottor Gero Huetter dello Charite hospital di Berlino
BERLINO Casuale, come tutte le grandi scoperte mediche, dalla penicillina in poi. Ma potenzialmente rivoluzionaria la scoperta di un gruppo di medici tedeschi, che nella clinica Charite di Berlino sono riusciti a far guarire dall’Aids un paziente sieropositivo. Il paziente, un americano di 42 anni, oltre che essere sieropositivo era malato di leucemia, e per questo il team di medici che lo ha in cura aveva optato per un trapianto di midollo. La scelta dei medici si è concentrata nella ricerca di un donatore che appartenesse alla rarissima classe di persone immuni naturalmente all’Hiv (circa l’1% della popolazione europea). [...] Un tentativo un pò «alla cieca» condotto dal dottor Gero Hutter, a capo del team, ma che ha portato a risultati soprendenti. Il paziente, infatti, sembrerebbe a tutti gli effetti guarito: dopo 600 giorni dall’intervento (avvenuto nel 2006) nel suo corpo non c’è traccia del virus Hiv, nonostante l’uomo non prenda più farmaci antiretrovirali. Una cosa senza precedenti in campo medico. «Un grande successo per la scienza», ha commentato il direttore della clinica di medicina di Ematologia e di Oncologia dell’ospedale, Thielm Eckhard, e un «evento medico». Ma Eckhard ha anche avvertito con onestà che «ora abbiamo davanti a noi una lunga strada per capire se questo trattamento può sfociare davvero in una cura per l’Aids». Anche perchè, essendo finora un caso unico, gli scienziati non sono sicuri che il virus dell’Hiv, sebbene non dia tracce di sè da quasi due anni nel corpo del paziente, non possa all’improvviso tornare a fare la sua comparsa.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200811articoli/38151girata.asp
Ed ecco che arrivano note positive dal campo della medicina. Da una recente scoperta medica, è stato appunto constatato che è possibile eliminare il virus dell'hiv dal corpo di chi ne è affetto. La certezza di aver sconfitto il virus non è del 100% ma, per ora, nell'uomo che è stato sottoposto all cura, da quanto ridulta dalle analisi del sangue, il virus non si è più manifestato. Questo è un grande passo avanti per la ricerca medica, poichè lascia intrevedere speranze di guarigione per chi è affetto da virus come l'hiv. E' importante sostenere ed incentivare la ricerca scientifica perchè può davvero risolvere molti problemi. Con le tecnologie di cui disponiamo al giorno d'oggi possiamo approfondire e studiare dettagliatamente molte malattie, fenomeni naturali e quant'altro. D'altra parte sono molte le cose di cui non conosciamo la spigazione nonostante gli studi scientifici che sono stati fatti; infatti sarebbe troppo semplice e scontato conoscere tutto di tutto. C'è poca informazione che riguarda i progressi e le scoperte; anche nel corso dei telegiornali, questi temi non occupano il grande spazio che viene riservato ad argomenti di politica o di cronaca, quindi siamo spesso all'oscuro dei passi avanti che abbiamo compiuto, perchè, forse , vengono ritenute notizie di secondaria importanza. Sicuramente dovremmo prestare più attenzione a queste scoperte per il fatto che, comunque, è qualcosa che ci riguarda da molto vicino.
Modena, 6 novembre 2008 - E’ un affermato professionista 50enne modenese, del tutto in salute, il probabile pioniere dell’estensione generalizzata del testamento biologico. L’uomo, nel timore di poter veder precipitare per qualsiasi motivo le proprie condizioni fisiche, ha nominato la moglie suo amministratore di sostegno. Come tale, la donna sarà garante della sua volontà di «non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico in «caso di malattia allo stato terminale, malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile e invalidante» che lo costringessero «a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione».
Il decreto, che per la prima volta si applica a un uomo ancora nel pieno delle forze, porta la firma del giudice tutelare del Tribunale di Modena, Guido Stanzani. [...] «La moglie del mio assistito è autorizzata a negare il consenso a terapie invasive non volute in caso di incidenti o malattie invalidanti, per non trovarsi in una situazione simile a quella di Eluana Englaro — conferma l’avvocato del professionista, Maria Grazia Scacchetti (nella foto) —. Il decreto apre una procedura. Non è infatti irreversibile: l’uomo potrà tornare sui suoi passi e comunicare il cambiamento della sua volontà al giudice tutelare, anche con un sms o per telefono».
«Quella del testamento biologico per decreto è una via percorribile — afferma Antonino Forabosco, docente di Genetica medica all’Ateneo di Modena e presidente della sezione locale dell’Associazione Luca Coscioni — in attesa che il Parlamento deliberi su questo tema. La legge può infatti considerare tanti aspetti e situazioni che potrebbero non essere comprese in un decreto».
Il giudice Stanzani definisce «non ordinarie» le terapie che solo determinati specialisti possono attuare, con «mezzi messi a punto dalla tecnologia solo da alcuni lustri». Cure d’urgenza che si applicano per strappare alla morte, ma che, per il giudice, «forzano le regole dell’autodeterminazione, se è espressa una volontà contraria, e impediscono la fisiologica evoluzione di percorsi biologici».
di PAOLO GRILLI
http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/modena/2008/11/06/130690-diritto_rifiutare_cure.shtml
Ed ecco che si ritorna a mettere l'accento sulla questione del testamento biologico. Partendo dal presupposto che siamo tutti dotati di libero arbitrio, mi sembra giusto avere il diritto di scegliere o meno di rifiutare le cure nell'eventualità in cui, un domani, fossimo soggetti a lesioni irreversibili ed invalidanti. Perché, quindi, non dovrebbe essere rispettata questa ultima volontà? Si tratta di una scelta personale, di una decisione che potrebbe evitare sofferenze inutili e soprattutto una condizione di "non vita". Perché non dovrebbe essere garantita questa possibilità di scelta? Ricordiamoci, libero arbitrio. E, comunque, nel caso in cui si cambiasse opinione, se si volessero accettare le cure, ci sarebbe la possibilità di farlo. Fino a quando siamo ancora ingrado di intendere e volere, non è una decisione definitiva.
Nel momento in cui firmiamo il testamento biologico affidiamo la nostra vita nelle mani di qualcuno che crediamo possa rispettare le nostre scelte, qualcuno di cui ci fidiamo e che riteniamo possa portare avanti la nostra personale decisione.
Investe 13 persone alla fermata dal bus
Alla guida dell'auto un nomade in stato di ebbrezza
ROMA Un ragazzo di 26 anni, Bruno Raposavjevic, nato a Torino ma residente nel campo nomadi di Dragona (Roma) ha investito con la sua auto, una Bmw, 13 persone che si trovavano alla fermata del Bus in via dei Romagnoli. Il pirata che procedeva in direzione di Ostia Antica, ha probabilmente perso il controllo del mezzo ed ha impegnato la carreggiata opposta piombando sui pedoni. Tre dei 13 feriti, fra i quali un ragazzo di 14 anni, sono in gravi condizioni e sono stati trasportati in diversi ospedali romani. Il conducente dell’auto è stato sottoposto ai test dell’etilometro e altri esami per verificare se al momento dell’incidente fosse in stato di ebrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti. Non si conoscono ancora i risultati delle analisi. L’investitore, rimasto leggermente ferito e sottoposto ad un primo interrogatorio, non ha fornito spiegazioni sull’accaduto, ed è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli. La gente che ha assistito all’incidente voleva linciare il pirata che è stato praticamente sottratto alla folla dalla polizia municipale. Nove mesi fa, a Fiumicino, cinque persone sono rimaste uccise in una carambola di auto che ha investito un gruppo di pedoni in attesa del bus: morirono tre ragazzine e due donne. Secondo l’Asaps sono 245 gli episodi che hanno coinvolto i pirati della strada negli ultimi 10 mesi e che hanno causato la morte di 32 pedoni su un totale di 69 decessi. Nella maggior parte dei casi, (187 episodi) i pirati sono risultati positivi ai test per droga e alcol.
La stampa
La strada sta diventando sempre più un pericolo per tutti. Gli incidenti sono all'ordine del giorno, anche quando non c'è la scusa dello "sballo del fine settimana", ma ciò non è di certo una motivazione valida per mettere in pericolo la vita di qualcun altro. In circolazione, ci sono molte persone che hanno conquistato la loro patente ma che spesso non dimostrano la giusta responsabilità nell'usarla. La sicurezza, a quanto pare, non è di primaria importanza sulla strada visto che per colpa di alcol e droga si incorre in molte disgrazie, che riescono anche a spezzare vite e famiglie. Il fatto sta sempre nel considerare i limiti, nel non superarli sapendosi regolare. Ognuno di noi deve essere cosciente dello stato del proprio corpo per poter essere nelle condizioni di stabilire quando è giusto addentrarsi in una strada o quando è meglio aspettare o chiedere aiuto a qualcuno, per la sola volontà e preoccupazione di non essere all'origine di un dramma. Non è possibile doversi sentire in pericolo anche quando ci si trova alla fermata dell'autobus, minacciando l'incolumità di gente innocente. Diventa naturale sentirsi così poco protetti.
Che strana cosa ritrovarmi a scrivere su un blog, quello che poco alla volta diventerà sempre più il mio blog. Me ne stupisco io stessa, essendo una persona a cui piace più ascoltare che condividere con gli altri ciò che pensa. Ma prendo questa esperienza giornalistica come una prova, una possibilità per dire la mia. Ci provo.
elisabeth