Modena, 6 novembre 2008 - E’ un affermato professionista 50enne modenese, del tutto in salute, il probabile pioniere dell’estensione generalizzata del testamento biologico. L’uomo, nel timore di poter veder precipitare per qualsiasi motivo le proprie condizioni fisiche, ha nominato la moglie suo amministratore di sostegno. Come tale, la donna sarà garante della sua volontà di «non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico in «caso di malattia allo stato terminale, malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile e invalidante» che lo costringessero «a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione».
Il decreto, che per la prima volta si applica a un uomo ancora nel pieno delle forze, porta la firma del giudice tutelare del Tribunale di Modena, Guido Stanzani. [...] «La moglie del mio assistito è autorizzata a negare il consenso a terapie invasive non volute in caso di incidenti o malattie invalidanti, per non trovarsi in una situazione simile a quella di Eluana Englaro — conferma l’avvocato del professionista, Maria Grazia Scacchetti (nella foto) —. Il decreto apre una procedura. Non è infatti irreversibile: l’uomo potrà tornare sui suoi passi e comunicare il cambiamento della sua volontà al giudice tutelare, anche con un sms o per telefono».
«Quella del testamento biologico per decreto è una via percorribile — afferma Antonino Forabosco, docente di Genetica medica all’Ateneo di Modena e presidente della sezione locale dell’Associazione Luca Coscioni — in attesa che il Parlamento deliberi su questo tema. La legge può infatti considerare tanti aspetti e situazioni che potrebbero non essere comprese in un decreto».
Il giudice Stanzani definisce «non ordinarie» le terapie che solo determinati specialisti possono attuare, con «mezzi messi a punto dalla tecnologia solo da alcuni lustri». Cure d’urgenza che si applicano per strappare alla morte, ma che, per il giudice, «forzano le regole dell’autodeterminazione, se è espressa una volontà contraria, e impediscono la fisiologica evoluzione di percorsi biologici».
di PAOLO GRILLI
http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/modena/2008/11/06/130690-diritto_rifiutare_cure.shtml
Ed ecco che si ritorna a mettere l'accento sulla questione del testamento biologico. Partendo dal presupposto che siamo tutti dotati di libero arbitrio, mi sembra giusto avere il diritto di scegliere o meno di rifiutare le cure nell'eventualità in cui, un domani, fossimo soggetti a lesioni irreversibili ed invalidanti. Perché, quindi, non dovrebbe essere rispettata questa ultima volontà? Si tratta di una scelta personale, di una decisione che potrebbe evitare sofferenze inutili e soprattutto una condizione di "non vita". Perché non dovrebbe essere garantita questa possibilità di scelta? Ricordiamoci, libero arbitrio. E, comunque, nel caso in cui si cambiasse opinione, se si volessero accettare le cure, ci sarebbe la possibilità di farlo. Fino a quando siamo ancora ingrado di intendere e volere, non è una decisione definitiva.
Nel momento in cui firmiamo il testamento biologico affidiamo la nostra vita nelle mani di qualcuno che crediamo possa rispettare le nostre scelte, qualcuno di cui ci fidiamo e che riteniamo possa portare avanti la nostra personale decisione.
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1 commento:
Sono totalmente d'accordo con te.
E sono assolutamente favorevole ad una legalizzazione del "testamento biologico".
Penso infatti che la vita sia di esclusiva proprietà del suo detentore, che, come tale, ne dovrebbe avere il pieno potere e le totali facoltà su di essa.
Compresa quella di porvi fine.
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